Locali vuoti, spesso chiusi. Strategie che cambiano. Milazzo ha sempre viaggiato a vele spiegate nel campo della ristorazione e della movida.
Silenziosa però, continua a incamminarsi l’ombra della crisi economica. Durante la settimana Milazzo appare deserta, escludendo sabato sera. Locali che chiudono prima perché rimangono vuoti, ristoranti storici che chiudono a pranzo e altri che scelgono l’apertura solo nel fine settimana.
Parlando con diversi ristoratori si avverte la cosiddetta “crisi del trimestre”. Quella che ha fatto seguito ai primi rincari delle bollette. Tutti aspettano quindi il Natale per rifiatare eppure non si era mai vista una Milazzo così spoglia di “movimento” durante la sera. L’effetto quanto mai tangibile in una città “notturna” della potente crisi che si è abbattuta sulle famiglie e sulle attività.
L’aumento del pane, della farina, dei beni di prima necessità, del gasolio e del pesce hanno fatto riadattare molte attività. Un velo silenzioso e triste che ricorda lo spettro del coprifuoco, quando la pandemia imponeva di “restare a casa”. Oggi il mantra del risparmio impone di ridurre i consumi non necessari tra cui, evidentemente, l’uscita serale, il cocktail, l’aperitivo o la cena. Una flessione delle presenza che non fa distinzione alcuna di locali o attività, chi più chi meno. Intanto aumentano i locali sfitti, le domande di disoccupazione. Una ecatombe sociale che non si era mai vista dai tempi della crisi economica degli anni settanta.
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